LA TRASFERTA

“…noi, che continuiamo a vivere con quelle immagini, sappiamo che milioni di persone possono aspettare di nuovo così di fronte alla loro distruzione.”

 

 

 

 

performance ispirata a “Se questo è un uomo” di P. Levi  e a  “L’istruttoria” di P. Weiss
scritto e diretto da Virginio De Matteo
con Raffaella Mirra, Mimmo Soricelli, Eduarda Iscaro, Vincenzo De Matteo, Ada De Matteo scenografia Claudio Mirra costumi Nico Celli direttore di scena Sandro Limongiello luci e fonica Angelo Pasquale


Non è, questo ispirato a Peter Weiss e a Primo Levi, un testo teatrale vero e proprio, ma la testimonianza di una delle più immani tragedie dell’umanità. Perciò è un testo così simile, per molti aspetti, a una tragedia greca: anzitutto nella sua straordinaria universalità, un richiamo che va al di là del tempo e dello spazio, capace di parlare agli esseri umani di ogni epoca.
La messa in scena utilizza diverse sezioni, ripetute più volte, che si intersecano tra loro; queste si alternano utilizzando diversi tipi di recitazione: immedesimazione, epica, straniamento ed espressionismo.
L’immedesimazione è utilizzata da un solo attore che, parlando direttamente al pubblico, racconta la deportazione che egli ha vissuto dal giorno della cattura fino all’arrivo al campo di sterminio.
La sezione epica è recitata da attori che, a muso duro, descrivono le atrocità del campo di sterminio.
Lo straniamento, utilizzato dai testimoni, racconta, con la forma del dialogo, l’esperienza del campo.

Anni fa visitai Dachau.
Una strana sensazione mi assalì. Mai provata prima. Mi assalì mentre infilavo la famosa “arbeit macht frei”. Sentii il vuoto intorno a me.
Le parole, in quel momento, persero ogni significato. Riuscivo a dare loro solo una connotazione grafica. Le parole erano divenute solo dei meri, incomprensibili segni su carta bianca; null’altro.
Vedevo le persone con cui mi accompagnavo muovere le labbra. Non sentivo ciò che dicevano. Riuscivo solo a sentire la voce del silenzio. Dopo alcune centinaia di metri mi trovai davanti a quei camini, “quei camini che fumavano tanto”.
Allora capii: quel vuoto, quel silenzio, quella sensazione di angoscia che provava la mia ragione era provocata dalla sacralità di quel posto.
Lì, in quel posto! L’umanità ha creduto di compiere la sua catarsi. Ma non è stata purificazione, espiazione; è stata DISUMANIZZAZIONE.
Virginio De Matteo


età consigliata dai  13 anni in su e pubblico serale – tecnica teatro d’attore e videoproiezioni


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